Le giornate lentamente iniziano ad allungarsi e spuntano le prime macchie di colore nei prati e nelle campagne a preannunciare un’imminente primavera.
Qui in Liguria dove le montagne si appoggiano nel mare il colore che predomina è il colore del sole, il giallo.
Gialla la mimosa, gialla la ginestra, giallo il tarassaco, l’acetosella gialla la calendula arvensis ed è proprio di lei che oggi vi voglio parlare.
È sorella della più conosciuta calendula officinalis ma non ha nulla da invidiarle, condividono infatti le stesse proprietà, la differenza sta nel fatto che una è coltivata, l’altra è selvatica e cresce spontaneamente in molti terreni fino ai 600 metri, la calendula officinalis si può coltivare anche a quote leggermente più alte.)
La storia della calendula affonda le radici in tempi lontani, nel medioevo Carlo Magno decise che doveva essere presente in ogni giardino officinale del suo regno e ben presto in ogni terreno si poteva trovare traccia della sua presenza.
In entrambe le varietà i fiori sono di un bel giallo arancio ma differiscono nei petali, la calendula selvatica ha meno petali rispetto a quella coltivata che ne ha molti di più e possiede capolini più grandi e più aranciati.
La calendula ha un odore particolare che alcuni recepiscono come profumo, altri ne sono infastiditi…a me personalmente piace anche se leggermente pungente, in cottura se viene utilizzata in cucina diventa profumata.
La calendula ha spiccate proprietà antinfiammatorie, cicatrizzanti e disinfettanti, viene considerata una delle erbe più efficaci nella cura della pelle in quanto è in grado di lenire molte irritazioni e dare sollievo alle pelli sensibili e screpolate, ottima anche per le irritazioni nei bambini.
Inoltre aiuta a lenire i dolori mestruali, la medicina popolare a questo scopo indicava la preparazione di un infuso dove si mette un cucchiaino da caffè di petali per ogni tazza d’acqua.
L’infuori vanta anche doti calmanti sul sistema nervoso.
La calendula si può utilizzare in molti modi diversi alcuni meno conosciuti di altri ma di certo non meno efficaci dall’ unguento all’olio, passando per impacchi e impiastri, per le verruche ad esempio si trovano indicazioni per un impacco fatto con le foglie fresche triturate e messe in applicazione sulla lesione.
Anche per tingere i tessuti da una discreta soddisfazione, regalando tonalità che vanno dal giallo al giallo/verde o giallo/arancio, le tonalità variano in base al tipo di mordenzatura e di ossidazione scelti.
Spesso è utilizzata anche come colorante per alimenti o per cosmetici.
Per i contadini la calendula è il fiore che preannuncia il tempo, infatti i suoi fiori al mattino si aprono solo se ci sarà il sole mentre resteranno chiusi in caso la pioggia si stia avvicinando.
In cucina i petali essiccati servono per aromatizzare vino e aceti, i fiori freschi possono essere portati in tavola sia cotti che crudi, così come le foglie più tenere che si prestano ad essere aggiunte alle insalate di campo oppure nelle zuppe.
I boccioli si prestano ad essere trattati come i capperi, sia sotto aceto che sotto sale.
2 risposte a “CALENDULA ARVENSIS”
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